Incontro illuminante con la Thunder Foundation

Mi ritengo fortunata di poter andare a scuola e vivere una vita così bella“. E’ solo una delle tante riflessioni che i ragazzi hanno scritto dopo aver ascoltato una lezione speciale, quella della signora Paola, rappresentante della Thunder Foundation, che ha spiegato a tutti gli studenti della Testore che cosa fa questa associazione per i bambini del ghetto di Nairobi, come ti abbiamo già raccontato in un altro post

Ecco come hanno commentato – a caldo – gli alunni di 2^A:

Sapevo già – dice Linda – che in Kenya ci sono bambini che non hanno da mangiare, una casa, e non possono andare a scuola… Mi dispiace molto per loro, soprattutto perché noi qui abbiamo troppo e nemmeno ci accontentiamo di quel che abbiamo… Se dessimo loro una mano, la situazione migliorerebbe di sicuro!

Mi ha colpito – riflette Jacopo – che i bambini del ghetto di Nairobi abbiano fatto un corso di calcio e abbiano ricevuto le scarpe dalla squadra del Villa, quelle che a loro non servivano più…

Noi abbiamo tutte le comodità del mondo – afferma Viola – automobili, bus, monopattini, mentre laggiù non hanno nulla. Spero un giorno di poter andare anch’io in Africa ad aiutare quei bambini…

Secondo me – aggiunge Angel – bisogna aiutare questi bambini che non hanno niente per accendere una luce nel loro futuro!

Non sono bambini fortunati – ragiona Leo – però sui loro visi ci sono sempre dei grandi sorrisi e non si scoraggiano mai, neppure di fronte a grandi difficoltà…

Mentre la signora Paola parlava – dice Valentina – pensavo che noi siamo molto fortunati a poter andare a scuola…

Ascoltando come vivono quei bambini in Kenya – scrive Diego – ho ripensato a tutte le volte che ho sprecato cibo o acqua, però sono felice che molti di loro siano stati aiutati dalla Thunder Foundation: pur essendo in pochi volontari sono riusciti a fare cose incredibili!

I bambini dell’Africa sono intelligenti – ammette Alice – perché vogliono ottenere risultati altissimi, e molto forti, perché vanno a scuola a piedi facendo chilometri, mentre noi non abbiamo quasi voglia di andarci…

Dopo aver scoperto che in Kenya molti bambini non possono andare a scuola – racconta Micol – il mio cuore è diventato triste. Lì le scuole si pagano – e anche tanto – ma ecco la Thunder Foundation che costruisce una scuola gratuita, e gratis sul serio!

Mi ha colpito – dice Claudiu – che lì un bambino su 8 non sopravvive, il cibo è scarso, le medicine costano troppo… Noi, da qui, potremmo raccogliere soldi e vestiti e donarli. Più bambini andranno a scuola e più il Kenya migliorerà!

E’ sbagliato – esclama Alice – che non pensiamo mai a quanti ogni giorno rischiano di morire perché non hanno cibo o acqua!

Ieri sera, a casa, ero silenziosa – spiega Sofia – perché stavo riflettendo sul lavoro che la Thunder Foundation sta compiendo laggiù. Ho raccontato tutto alla mia famiglia: del prof inglese che ha istituito la prima scuola per 25 bambini, delle maratone per raccogliere fondi e comprare libri e divise. E questi ragazzi, la prossima settimana, cominceranno le superiori: buona fortuna!

Ho provato a mettermi nei panni dei bambini di Nairobi e penso che non resisterei neanche un giorno, ammette Alessandro.

Una cosa che ho capito – sottolinea Beatrice – è il fatto che la scuola è importante e che dovremmo essere solo felici di poterci andare…

Noi siamo molto fortunati – dichiara Emma – invece continuiamo a lamentarci perché nulla ci va bene…

Durante l’incontro pensavo a come sarebbe vivere in un ghetto, stare in una casa di lamiere e avere pochissimo cibo:  io non riuscirei a vivere così – afferma Lucrezia – e riflettevo anche su come sarebbe strano pagare per il proprio banco e la sedia…

I ragazzi europei potrebbero organizzare dei mercatini dove vendere collane fatte da loro e il ricavato darlo in beneficenza ai bambini africani, è la proposta di Francesco.

Dobbiamo essere felici per quello che abbiamo già, dice saggiamente Quirino.

I bambini orfani potrebbero essere adottati temporaneamente da qualcuno qui in Italia, mentre quelli con i genitori potrebbero comunque trasferirsi qui da noi e andare a scuola, suggerisce Serena.

Non mi sarei mai aspettata che in Kenya si dovesse pagare anche la scuola pubblica – conclude Sharon – e sono pronta a regalare a quei bambini i vestiti che non mi vanno più bene…

E’ stato bello assistere a quest’incontro!

La 2^A

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