Istituto Comprensivo "A. TESTORE" - S. Maria Maggiore (VB)

 

La Repubblica dell'Ossola (10 settembre - 23 ottobre 1944)

In questo breve periodo, l'Ossola e le sue Valli vissero una pagina gloriosa della storia: il periodo della prima liberazione e dell'autogoverno.

La fine della guerra sembrava imminente e i partigiani, per conquistare la libertà uscirono dai loro nascondigli, strariparono nelle vallate, cacciando il nemico e liberando paesi e città.

E' appena alle spalle l'estate del 1944 che ha visto le truppe tedesche e fasciste risalire le valli ossolane in uno dei più massicci e cruenti rastrellamenti.

Anche la Valle Vigezzo cade sotto il piombo feroce delle divisioni di S.S. Alpine tedesche.

A Malesco viene decisa la sorte di 16 giovani partigiani torturati per otto giorni, straziati sino al limite della sopravvivenza e poi fucilati a Finero.

Un primo vittorioso scontro si ha il 27 agosto a Cannobio, dove una divisione di partigiani ha il sopravvento sul presidio tedesco e libera il paese.

Forti dal successo, un pugno di uomini risale la  Valle Cannobina il 5 settembre e raggiunge Finero che era già stata abbandonata da tedeschi e fascisti.

A Malesco intanto, il Col. Attilio Moneta assume il comando dei vari gruppi di partigiani operanti in Valle ed ottiene la resa di quel presidio fascista e di quello di Santa Maria Maggiore che, evacuate le loro sedi, scesero a Domodossola.

La sera del 9 settembre le valli ossolane erano in mano alle truppe partigiane.

La sola Domodossola resisteva ancora , forte di un concentramento di truppe provenienti da tutte le zone ossolane.

Ma nella notte i capi partigiani, con l'intervento di alcune personalità, trattarono la resa dei Tedeschi e dei fascisti i quali,  il mattino del 10 settembre abbandonarono la città con un salvacondotto evitando così una battaglia che avrebbe coinvolto la popolazione civile di Domodossola.

Nacque sulla spinta  di quel successo una “Giunta Provvisoria di Governo” che riconosciuta anche dal Governo Badoglio, diede vita ad un breve periodo di libertà (44 giorni) ed evitò vendette e spargimento di sangue, sia fra la popolazione, sia  fra le truppe delle opposte fazioni.

Anche la Valle Vigezzo fu coinvolta in questa esaltante e purtroppo illusoria prova di libertà.

La “Giunta” autorizzò la nomina dei Sindaci e dei Commissari Politici in tutte le zone e la Valle Vigezzo ebbe i suoi “ Sindaci della Repubblica”.

A Druogno nell'edificio della “ Colonia Solare Novarrese” , si istituì un “campo di concentramento”

per i fascisti compromessi, ma non imputati di gravi reati; questi erano invece rinchiusi nelle carceri di Domodossola.

Nella stessa “Colonia” funzionò anche un “Centro di arruolamento partigiani” per costituire una Brigata Matteotti alle dipendenze della Formazione Piave di stanza a Malesco dove era stata posta la sede del comando. 

Sulla piana di Santa Maria Maggiore fu allestito un campo d'aviazione che avrebbe dovuto accogliere gli aerei inglesi portatori di quei rifornimenti promessi dagli Alleati e ritenuti indispensabili per la continuità della lotta della liberazione.

Ma gli alleati erano bloccati in Emilia Romagna; questo consentì alle truppe nazi-fasciste di riorganizzare una controffensiva che  doveva portare alla riconquista dell'Ossola e spegnere così quel pericoloso focolaio di libertà.

Il 10 Ottobre, le truppe tedesche riuscirono a rompere lo schieramento partigiano posto a difesa della Valle Cannobina ( Cannobio era già stato occupato a metà settembre) e presero a risalire la Valle Vigezzo occupando Finero.

Qui il 12 ottobre caddero in estremo tentativo di resistenza il Colonnello Attilio Moneta e il Comandante Alfredo di Dio.

Fra le altre vittima dei nazi-fascisti, si ricordano:

-il giovane Francesco Femminis di Crana, fucilato a Beura durante un rastrellamento il 27 giugno 1944;

-il ragazzino Romano Sotta di Malesco che ,sorpreso sulla montagna con un sacco contenenti indumenti maschili, non volle denunciare i partigiani e fu fucilato;

-una guardia di finanza di Santa Maria Maggiore, falciata da un'improvvisa raffica di mitra.

Anche i fascisti ebbero qualche perdita: si trattò di due o tre uomini colpevoli di spionaggio e di aver partecipato ai massacri  di giugno.

Caduti in mano dei partigiani nel  momento della liberazione, vennero giustiziati.

Poi fu un dilagare di truppe corazzate.

Si parlò di oltre 12 mila uomini bene armati ed equipaggiati che avevano di fronte non più di 2.500 partigiani armati più di coraggio che di armi.

Il 23 ottobre 1944, Domodossola e tutta l'Ossola erano nuovamente occupate dalle truppe nazi-fasciste.

Il breve sogno di libertà era finito.

Dovevano trascorrere altri sei mesi perchè con la liberazione quel desiderio diventasse realtà.