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Istituto Comprensivo "A. TESTORE" - S. Maria Maggiore (VB) |
Il Pane Nero |
Uno
dei tanti vanti del nostro paese è il famoso "pan negar da
Coimo", il pane nero, il pane dei nostri nonni. Cotto
un tempo nei forni a legna ed ottenuto impastando farina di segale (la
farina bianca era un lusso che pochi potevano permettersi!), viene
ancora oggi prodotto dal Sign. Conti, simpatico e bravissimo artigiano E
che pane! Quando
noi bambini veniamo a scuola, la mattina, l'aria profuma dell'aroma
fragrante delle pagnotte appena sfornate! Se
dunque avete voglia di riscoprire aromi e sapori d'altri tempi, venite a
farci visita: una merenda gustosa a base di salumi nostrani accompagnati
dall'ottimo pane nero di Coimo, ed un bicchierino di vino, delizieranno
anche i palati più raffinati. Nei
paesi di montagna, il pane è sempre stato fatto con la farina di
segale. Come
abbiamo visto la farina bianca, quella di grano, era un lusso che pochi
potevano permettersi e il pane bianco, simbolo di potere e ricchezza,
era presente solo sulle tavole dei ricchi. Il
grano veniva infatti coltivato soltanto in pianura, nella
"Bassa", dove si poteva acquistare a caro prezzo la farina
bianca. Inoltre
la coltivazione di questo cereale non era certo facilitata dalle
difficoltà climatiche ed ambientali del luogo. La
segale ben si presenta invece ad essere seminata e coltivata nei piccoli
campi disposti sui terrazzamenti faticosamente strappati e costruiti
lungo i ripidi pendii delle montagne. Il
pane dei nostri nonni è dunque sempre stato nero ed aveva un'altra
caratteristica: non veniva quasi mai consumato fresco. Questo
perché il pane non veniva mai preparato e cotto tutti i giorni, ma uno
o due volte al mese e conservato sulla "grà", una
mensola appesa al soffitto. In
alcuni paesi delle valli ossolane, era addirittura prodotto soltanto due
volte l'anno: in primavera prima di salire ai pascoli estivi con le
mandrie, ed in autunno, prima della lunga stagione invernale, periodo in
cui sarebbe stato un problema far funzionare i pochi forni esistenti a
causa della neve e de gelo. La
preparazione e la cottura del pane erano occasioni molto importanti
nella vita del paese, tanto che l'evento veniva addirittura festeggiato
con solenni liturgie propiziatorie, come le Rogazioni. Anche per i
bambini, la cottura del pane, era una occasioni di festa: le mamme o le
nonne erano infatti solite preparare "la micota" e
"ul scradanzin". Per
la gioia dei più piccini si usava infatti utilizzare un po' d'impasto
bucherellato e spalmato di burro per produrre una gustosissima specie di
focaccia ("scradanzin"). Anche
"le micote" erano destinate ai bambini: si trattava di
pagnotte di grandezza diversa e dalla superficie con una particolare
rigatura. La
"micota" più grande spettava al figlio maggiore e così
via sino al figlio più piccolo. La
breve storia del pane dei nostri nonni che abbiamo qui ricostruito e
narrato, testimonia quanto importante fosse il "pane povero"
con cui si imbandivano le frugali tavole di tutti i giorni. Erano
tavole modeste sulle quali facevano la loro comparsa piatti molto
semplici come la polenta, le patate bollite, un po' di formaggio e le
"amiasc"; erano piatti forse umili, ma che sempre più
oggi vengono scoperti ed apprezzati proprio per le loro caratteristiche
di semplicità e sapori d'altri tempi. Segale,
frumento e grano saraceno erano inoltre gli ingredienti base di piatti
davvero invitanti come gli "gnoc da la chigià", "ul
sciet e ul trusciun", "la turta seca" e la
"turta d'ul pan e lacc". Se
volete gustare una vera delizia, non potete privarvi del piacere di
sottili fettine di pane nero do Colmo arricchito con uvetta e noci. Ideale
per accompagnare primi e secondi piatti, è anche un ottimo dolce. La
lavorazione di questa variante avviene, a differenza del pane nero, a
mano. Disposto
l'impasto di base sulla "marna", (un tavolo- cassone
appositamente studiato per la lavorazione dell'impasto del pane), vi si
aggiungono noci e uvetta. Suddiviso
l'impasto con le "raspe" (grosse lame squadrate dotate
di impugnatura), le pagnotte venivano lavorate a mano, fatte lievitare,
infornate e fatte cuocere. |