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Istituto Comprensivo "A. TESTORE" - Santa Maria Maggiore (VB) |
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… C’erano una volta … e ci sono ancora i noccioli! Siamo arbusti con molti fusti che partono dalla ceppaia con la chioma densa e fortemente ombreggiante. La nostra è una grande famiglia, la famiglia delle Betullacee e comprende più di cento specie! Noi in particolare, col carpino, apparteniamo alle Coriacee. |
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Io
sono il nocciolo. Il mio nome specifico è Corylus Avellana ed è di
origine latina. In dialetto mi chiamo Nizzulè,
Non
ho un vero e proprio tronco ma tanti rami fin alla base con una
corteccia
Il
mio fogliame è assai denso e presenta foglie semplici e caduche,
disposte in modo
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Sono una specie di modesta taglia e solo raramente supero i sette-otto metri. Ho radici che si adattano a ogni tipo di terreno e sopporto molto bene la potatura, tanto che rigetto con molto vigore polloni anche dalle radici. |
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I
miei fiori si sviluppano molto prima della emissione delle foglie, tra
marzo ed aprile e l’impollinazione avviene Nel mio caso però impollinazione non significa fecondazione: i granelli pollinici emettono il budello ma questo non arriva a contatto degli ovuli, bensì resta in stato di vita latente. Solo in aprile o in maggio avvengono i fenomeni della fecondazione.
Il
mio frutto è una noce ovoidale o sferoidale del diametro di un
centimetro o un centimetro e mezzo, con guscio |
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Amo abitare in terreni freschi e profondi, ricchi di humus; ma, non essendo particolarmente esigente, mi adatto anche ad ambienti inospitali con pendenza elevata e abbondante pietrosità superficiale: mi posso definire pianta pioniera di terreni degradati! Prediligo un clima caldo e moderato preferibilmente secco in estate, tuttavia sono piuttosto resistente al freddo. Sono
presente su tutto il territorio italiano dal piano basale fino a |
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I miei vicini di casa sono la betulla, il frassino (come specie pioniera), il faggio, il cerro e l’abete ed annovero innumerevoli compagni nel sottobosco. Vengo anche coltivato (soprattutto in Piemonte, nel Viterbese, nell’Irpinia e sulle pendici dell’Etna) sia per le mie preziose nocciole, sia come siepe divisoria. In campo forestale sono prezioso per il consolidamento dei versanti collinari instabili. |
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Ho molti amici: cervi e caprioli che ogni tanto mi brucano le foglie, tanti roditori e tanti uccelli a cui offro cibo a volontà! | |
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Vanto origini molto antiche! Ero già presente in Europa appena terminate le glaciazioni (nelle torbiere si sono trovati i mie pollini fossili) ed ho avuto una diffusione così consistente in un periodo caldo-secco tanto da dargli addirittura il mio nome: PERIODO DEL NOCCIOLO. Ho nutrito i popoli del Neolitico nelle stagioni più avare di frutti e di alimenti vegetali: ero infatti a quei tempi uno dei pochi frutti conservabili. Ero presente anche nelle tombe romane, mi consideravano una specie di viatico per l’Oltretomba. |
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Noi
noccioli siamo grandi lavoratori, pensate che in Italia produciamo ogni
anno da Siamo anche capaci di produrre un olio che viene utilizzato in campo cosmetico e in pittura. Pure il nostro legno è utile! Con esso si fabbricano bastoni, sostegni, pipe, ceste, manici di attrezzi; il carbone che si ricava dai nostri polloni serve per la preparazione della polvere pirica e dei carboncini per disegno. |
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Sono
molto apprezzato dalla medicina popolare. L’infuso che si ottiene con
i miei fiori è diaforetico (provoca Ora vi svelo un segreto: streghe e maghi fabbricano le loro bacchette magiche con i miei rami!
Un
tempo anche le bacchette dei rabdomanti, coloro che cercano l’acqua,
dovevano essere fatte con il mio legno. |
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Si
credette pure che io non venissi mai colpito dal fulmine, per grazia
della |
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C’è un poeta che amo molto, Gabriele D’Annunzio, il quale nella sua poesia “I pastori” mi ha riservato un verso! |
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I PASTORI
Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natia rimanga ne’ cuori esuli a conforto che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno la verga d’avellano. E vanno pel tratturo antico al paino, quasi per un erbal al fiume silente su le vestigia di antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh’esso il litoral cammina la greggia. Senza mutamento è l’aria. Il sole imbiondì si la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci rumori. Ah perché non son io co’ miei pastori?
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e … si! I pastori abruzzesi, a settembre quando lasciano i monti per scendere verso il mare, si procurano un nuovo bastone (verga) di nocciolo per guidare il gregge. |
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